Magazine

TIPOLOGIA: Altro

Le esperienze del Partenariato di SCI-CO+

di Dario De Notaris e Rosanna Marino

Abstract
L’articolo illustra una panoramica delle modalità di comunicazione della scienza e della tecnologia mediante l’uso degli strumenti digitali, in particolare del Web 2.0 e Web 3.0, adottate dai membri del Consortium Sci-Co+, sulla base di 24 case studies analizzati.

In conseguenza della pandemia da Sars Cov 2, a livello europeo e mondiale è aumentato in modo esponenziale il bisogno di informazione e conoscenza, nonché di risorse tecnologiche facilmente e immediatamente accessibili. L’evento pandemico ha evidenziato la necessità di ripensare la relazione tra la science communication e la digital transformation, a partire da uno dei più grandi limiti del settore della Comunicazione della Scienza, ovvero quello di privilegiare soluzioni dove prevale una fruizione basata sulla dimensione analogica e “in presenza” rispetto a quella mediata dalle tecnologie digitali che garantiscono modalità di fruizione “a distanza”.

Negli ultimi due decenni, nel corso della progressiva evoluzione del Web 2.0 e del Web 3.0, lo smartphone, i social media, le piattaforme online, gli ambienti virtuali e immersivi, l’intelligenza artificiale – solo per citare alcuni esempi – rappresentano le tecnologie digitali più diffuse attraverso le quali milioni di persone, in particolare i giovani, accedono a contenuti, informazioni e alla cultura in senso più ampio, e mediante le quali lavorano, studiano, giocano, tessono relazioni e si intrattengono; tali tecnologie influenzano notevolmente anche le modalità di produzione, distribuzione e consumo dei contenuti culturali, inclusi gli stili, i formati, le tecniche e i modelli comunicativi. La comunicazione scientifica non sfugge a tali trasformazioni, accelerate dalla pandemia, anzi risente di una  certa difficoltà di adattamento ad una “nuova normalità” sempre più mediata dalla dimensione digitale e online.

Nel complesso di tali dinamiche si colloca il progetto Sci-Co+ High Professional Skills for Advanced Science Communication, volto ad individuare, in particolare, un modello innovativo di comunicazione della scienza basato sull’uso delle soluzioni più avanzate offerte dalle ICT, in particolare quelle del Web 2.0 e Web 3.0, al fine di ideare, progettare, sviluppare e implementare esperienze di comunicazione scientifica “avanzata” e relative metodologie applicative.

Proprio a tal fine nell’ambito del Progetto, in via preliminare, è stato esplorato e descritto  lo “stato dell’arte” della comunicazione scientifica in relazione all’uso delle tecnologie digitali. Uno  dei primi step di questa indagine è stata la ricognizione e l’analisi di esperienze reali messe in campo dai membri del Partenariato SCI-CO+, costituito da Università, Science centers e Organizzazioni che, a vario titolo, operano in ambito europeo nel settore della scienza, della tecnologia e della digital transformation[1].

Passione Virale. Fonte. Università di Napoli Federico II

La ricerca esplorativa, realizzata dal team dell’Università degli Studi di Napoli Federico II coordinato dal Prof. Raffaele Savonardo, si è basata sull’analisi di 24 case studies, ovvero pratiche di comunicazione della scienza e della tecnologia dei soggetti partner di SCI-CO+, con l’obiettivo di restituire una prima fotografia delle modalità di comunicazione adottate in ambito scientifico, in termini di divulgazione e socializzazione della scienza. Nello specifico, la ricerca ha avuto l’obiettivo di evidenziare: i contenuti proposti, gli strumenti utilizzati, gli ambiti di intervento, le audiences di riferimento, le criticità e le buone pratiche. Tale indagine ha consentito di formulare una prima ricognizione delle attività del partenariato e costituirà la base empirica e conoscitiva per lo sviluppo delle azioni del Progetto, volte, in particolare, a elaborare il Modello innovativo di comunicazione della scienza denominato e-SciCo – con le sue Metodologie applicative – e  all’individuazione dei profili professionali avanzati nel settore della comunicazione della scienza, sulla spinta dei processi dettati dalla transizione digitale in era post-covid.

La ricerca, basata su una metodologia qualitativa, ha previsto la selezione, la raccolta e l’analisi dei 24 case-study predetti mediante una scheda di analisi del contenuto, volta a rilevare i seguenti indicatori: a) soggetto promotore (università, science center, organizzazione); b) dati anagrafici del caso studio (titolo prodotto, web link, data di rilascio); c) descrizione e finalità (dettagli prodotto); d) impatto (benefici potenziali a livello sociale, economico e commerciale); e) Swot analysis (Strengths, Weaknesses, Opportunities, Threats); f) tipo di tecnologia utilizzata (sito web, video, documento, audio, app, esperienza di realtà virtuale, realtà aumentata, mixed reality); g) audience di riferimento e lingua (target groups); h) finanziamenti e costi.

La ricerca si è sviluppata in tre fasi: nella prima fase, è stato costruito e validato lo strumento di rilevazione (template) sulla base del quadro teorico di riferimento e della rassegna della letteratura sui temi oggetto di studio; nella seconda fase, il template è stato somministrato ai partners del progetto SCI-CO+ al fine di raccogliere le esperienze di comunicazione digitale della scienza da ciascuno ritenute più significative; nella terza fase, è stata condotta l’analisi qualitativa del materiale empirico e sono stati elaborati i risultati in chiave descrittiva sulla base degli indicatori prescelti. Per restituire in maniera efficace e schematica le principali evidenze emerse, si propone di seguito una sintesi dei risultati più rilevanti, che tiene conto delle differenze tra le tre tipologie di attori coinvolti, ovvero Università, Science Centres e Musei della Scienza e altre Organizzazioni.

In linea generale, dallo studio dei casi indagati emerge che, grazie ai processi di convergenza tecnologica crossmediale e transmediale, i partner del Progetto SCI-CO+ utilizzano una varietà di strumenti e tecnologie per avvicinare il pubblico alla scienza e viceversa, tra cui siti web, video, giochi, app, corsi online, esperienze interattive onsite e online, ambienti virtuali 2D e 3D, esperienze di realtà virtuale (VR), realtà aumentata (AR), mixed reality (XR) e ologrammi, che si affiancano ai tradizionali percorsi formativi e partecipativi della comunicazione scientifica in presenza, come mostre, festival, eventi di formazione, disseminazione e networking, workshop, nonché documentazione divulgativa. Tuttavia, è possibile riscontrare ulteriori specificità in base ai soggetti promotori delle iniziative indagate.

La Sirena Digitale”, esperienza sull’uso dell’olografia nella comunicazione museale (https://www.youtube.com/watch?v=TudGWpa9Hk0&t=86s). Fonte: Università di Napoli Federico II

Nel caso delle Università, le attività dedicate esclusivamente alla comunicazione della scienza sono rivolte prevalentemente alla comunità scientifica e ad un pubblico di addetti ai lavori, come ricercatori, professionisti della comunicazione scientifica e istituzioni scientifiche, ma non mancano iniziative che coinvolgono gli studenti e la società civile. I principali campi di applicazione di tali iniziative sono quelli della ricerca, della formazione, della divulgazione e dell’internazionalizzazione. Le maggiori fonti di finanziamento delle attività di comunicazione scientifica in ambito accademico provengono dai programmi europei e dalle istituzioni pubbliche nazionali e locali. Tra le principali criticità, si segnalano le difficoltà burocratiche e amministrative e la mancanza di personale impiegato ad hoc per la gestione di progetti incentrati sulla comunicazione della scienza, oltre al reperimento di fondi.

Nel caso dei Musei della Scienza e dei Science Centres, invece, le iniziative di comunicazione, divulgazione e socializzazione della scienza rappresentano le core activities. I musei della scienza si rivolgono ad un pubblico molto ampio, che abbraccia la società civile nel suo complesso, ma in modo particolare il mondo della scuola, coinvolgendo studenti di ogni ordine e grado, insegnanti e famiglie, con l’obiettivo prioritario di diffondere la cultura scientifica e tecnologica in tutti i livelli della società. Anche in questo caso le fonti di finanziamento provengono per lo più da istituzioni pubbliche nazionali, in primo luogo i Ministeri dell’Educazione e della Pubblica Istruzione. Secondo gli operatori dei Science centres indagati, le maggiori criticità per la buona riuscita di iniziative di comunicazione scientifica hanno una natura multidimensionale e risiedono soprattutto nella complessità e nei vincoli dei sistemi tecnologici, nella scarsa interattività di alcune soluzioni tecniche, nel coinvolgimento e nella partecipazione attiva di target interessati.

Infine, tra le altre Organizzazioni del Partenariato, che a vario titolo orbitano nel settore della scienza e della tecnologia, si riscontra una maggiore apertura al mondo delle imprese, delle startup innovative, degli stakeholder e degli scienziati, ma anche dei target giovanili e dei gruppi contraddistinti da povertà educativa e marginalità sociale. Infatti, le iniziative di comunicazione scientifica proposte da tali soggetti sono orientate a favorire il networking, la formazione, l’inclusione sociale e la diffusione della cultura scientifica e tecnologica. Queste organizzazioni ricevono fondi privati e pubblici, derivanti soprattutto da programmi europei e nazionali, ma faticano in particolare a trovare sponsorizzazioni e partnership nel mondo delle imprese.

Questa breve rassegna, certamente non esaustiva, evidenzia in ultima analisi che per sviluppare un modello di comunicazione scientifica avanzata, in grado di rispondere alle sfide della digital transformation nell’era post-covid, si deve tener conto di alcuni elementi chiave, come: l’integrazione e l’interoperabilità tra i sistemi tecnologici esistenti, l’impiego di tecnologie interattive e partecipative per ingaggiare audiences interessate ai temi scientifici, il design di nuove esperienze comunicative phygital, basate cioè sull’integrazione tra  analogico e digitale, reale e virtuale, hardware e software, offline e online, nonché nuovi profili professionali in grado di gestire la transizione digitale. Questa è la sfida di Sci-Co+.

[1] Ricordiamo, per completezza, la composizione del Partenariato del Progetto SCI-CO+, costituito dalle seguenti organizzazioni: Fondazione IDIS – Città della Scienza (Napoli – Italia), promotore e coordinatore dell’iniziativa, Università degli Studi di Napoli Federico II (Napoli – Italia), Trinity College (Dublino – Irlanda), Università Politecnica di Bucarest (Bucarest – Romania), Ciencia Viva (Lisbona – Portogallo), Distretto Databenc (Napoli – Italia), Fondazione Mondo Digitale (Roma – Italia), Navet (Boras – Svezia). Queste ultime tre sono organizzazioni impegnate nella comunicazione della Scienza.

1 | 2023 ottobre-dicembre




Editoriale
Articoli di apertura
Speciale
Città della Scienza. Tra tradizione e innovazione di Luigi Amodio e Alessandra Drioli
Articoli di chiusura
Rubriche